
Ho scelto di raccontare Vincenza perché credo nella fotografia come terapia.
Da piccola era molto più semplice rapportarmi con lei, ma crescendo e comprendendo meglio la sua condizione è stato sempre più difficile perché starle vicino mi faceva soffrire.
Avrei voluto per lei una vita diversa.
Vorrei però provare a spiegare cosa significhi crescere e vivere con una persona che soffre di deficit cognitivi.
Vorrei con il mio lavoro andare oltre la sensibilizzazione, oltre i luoghi comuni sulle difficoltà della malattia, cercando di portare l’osservatore, attraverso frammenti di vita quotidiana, quanto più vicino possibile a un soggetto fragile come la zia Vincenza per coglierne le sfumature più dolci e tenere che nessun’altro essere umano mi ha mai trasmesso.










Buona, spiritosa, gentile, dispettosa, furba, testarda, pigra, dolce, affettuosa, energica.
Vincenza è un modello di approccio alla vita, con quella spensieratezza che contraddistingue i bambini.
Vincenza è un’amica e una sorella, che fa i capricci ma ti regala i biglietti di auguri in ogni occasione e non si perderebbe un compleanno per niente al mondo.
Vincenza è una tata, che si preoccupa per la famiglia e ascolta ciò che c’è da fare per far contenti i suoi nipoti.
Vincenza è una tifosa sfegatata della Fiorentina, della Ferrari e appassionata di molti sport.
Con la radio e le cuffiette non si perde mai una partita di campionato ovunque si trovi.
Vincenza è la fan numero uno dei Pooh, con oltre trenta cd tra edizioni speciali, limitate, omaggio.
Vincenza è la più forte nelle parole crociate, sbirciando sempre l’ultima pagina.
Vincenza non si perderebbe una puntata della sua fiction preferita.
Vincenza è una lavoratrice provetta, che si alza sempre presto per andare a lavoro e sentirsi grande.
Vincenza è mia zia.